Sono veramente felice di avere come ospite oggi Michele Del Vecchio (conosciuto ai più come @ragazzochelegge).
Michele è uno degli ospiti che ho desiderato fortemente perchè ha un mondo da raccontare.
Estremamente sensibile, talentuoso e con una capacità di raccontare le cose veramente fuori dal comune.
Una delle cose che più ammiro di Michele è la sua capacità di dare una forma alle parole, riesce infatti a cogliere sempre le sfumature impercettibili in tutto ciò che legge e che osserva senza risultare mai banale.
Nelle prossime righe leggeremo di sogni, progetti, fragilità, di timidezza e di voglia di cambiamento ma anche di rabbia, di dolore e di rapporti umani e familiari che mutano nel tempo.
Un racconto di vita di un giovane ventisettenne che si porta dietro paure e speranze e ciò che ne viene fuori è il profilo di una persona semplice e dal cuore enorme. Un ragazzo sincero a cui è impossibile non voler bene.
Ma non voglio spoilerarvi nulla, quindi… buona lettura!

1) Ciao Michele, grazie per aver accettato il mio invito. Come sai la prima domanda è sempre quella di rito: COME STAI?
Ciao Emanuele, grazie a te per l’ospitalità! Domanda di rito, ma tutt’altra che scontata di questi tempi: affaticato, ma sto bene per fortuna. Tu?
2) Sei sicuramente una persona enigmatica, per quel poco che conosco di te so per certo che sei tante cose ma che spesso non le lasci trasparire. #dietroleapparenze di ragazzochelegge cosa troviamo? Cosa non sappiamo di te?
Enigmatico, dici? In realtà, soprattutto negli ultimi anni, non ho fatto molti misteri: ho condiviso pubblicamente momenti belli e momenti brutti confidando nell’energia degli amici lettori.
Fortunatamente, spessissimo, la loro vicinanza ha fatto miracoli. Dietro @ragazzochelegge c’è un ex introverso con una famiglia disfunzionale alle spalle, che ha tanti sogni e troppe nostalgie.
3) A proposito di apparenze, sei mai stato vittima dei pregiudizi altrui?
No, non credo. Pur non essendo né amichevole né espansivo per natura, ho uno strano potere: metto a loro agio le persone. Di conseguenza tendono a essere tutti piuttosto gentili con me; ben disposti. Il più delle volte sono il peggior nemico di me stesso. I pregiudizi di cui sono stato vittima, tutti costruiti da me per autosabotarmi.
4) In una nostra chiacchierata privata mi hai accennato di un periodo particolare della tua vita che ci accomuna. Anche tu hai dovuto fare i conti con i chili di troppo. Un corpo che non sentivi tuo, in cui non ti riconoscevi pienamente. Come hai affrontato quel periodo e com’è la situazione oggi?
Ricordo bene quella chiacchierata, sì. I chili di troppo sono stati una costante tanto nell’infanzia quanto nell’adolescenza. Ho pochissime foto di me ragazzino. Timido e insicuro, non riuscivo a fare i conti con la mia immagine riflessa. Indossavo pantaloni larghi e felpe sformate, provavo angoscia all’idea di entrare in un camerino. Quei chili di troppo li ho persi ormai un decennio fa. Ma il senso di disagio è durato a lungo. Anzi, l’ho vinto soltanto di recente. Mostrarmi in video su Instagram, comparire in foto, è una conquista dell’ultimo anno. Bisognava prima che prendessi confidenza con me stesso: il suono della voce, la direzione del ciuffo, le pieghe della faccia.
5) L’anno scorso ci dicevi che la riapertura post pandemia ti spaventava. Sei sempre della stessa opinione?
Come hai affrontato questo periodo pesante e complicato?
L’anno scorso la riapertura mi spaventava. Peggio, mi terrorizzava. Dopo un periodo in fermo, avevo la sensazione che la vita sarebbe andata avanti a velocità accelerata lasciandomi indietro. Le mie paure, in parte, si sono mostrate fondate. Gennaio, però, ha portato cambiamenti positivi. Benché la mia città fosse in zona rossa, munito di autocertificazione, mi spostavo ogni giorno dal lunedì al venerdì per andare a lavorare altrove. Alla ragionevole ansia, a poco a poco, è subentrata la piacevole sensazione di sentirsi utile dopo un estenuante periodo in fermo.

6) Di recente hai anche dato voce al dolore che accomuna molti figli di genitori separati. Ci hai raccontato come finalmente, dopo tanti anni, sei riuscito a mettere da parte la rabbia, il rancore e la freddezza che hanno ostacolato i rapporti con alcuni membri della tua famiglia. Ammetto che mi sono veramente commosso leggendo quelle parole. Pur non avendo avuto un’esperienza simile ho percepito il tuo dolore e la tua conseguente liberazione. Oggi puoi dire di aver messo da parte completamente tutta la rabbia che provavi nei confronti di quella situazione?
Ti direi di sì, mi piacerebbe, ma la verità è che la rabbia non passerà mai. Si smussa, si ammorbidisce, ma qualcosa – il risentimento, il rimpianto – ormai ha messo radici. I rapporti familiari cambiano. Stando lontani, cambiamo noi. Ritrovarsi è sempre un piacere, ma ogni volta ci si scopre un po’ diversi rispetto alla precedente. Il grosso della vita succede nel mentre, purtroppo: quando non ci vediamo. È necessario prendere pacatamente atto della situazione, ed è un processo doloroso ma graduale: il tasto dolente smetterà di far male.
7) Quest’anno, dopo tanta attesa, finalmente sei stato chiamato ad insegnare in una scuola. Tra DAD e lezioni in presenza diciamo che questo inizio è stato veramente indimenticabile. Arrivati quasi alla fine dell’anno scolastico quali conclusioni puoi trarre? Come ti vedi a ricoprire questo ruolo che da sogno è finalmente diventato realtà? è tutto come avevi immaginato?
Dirò tutta la verità, nient’altro che la verità. La scuola non è mai stato il mio sogno nel cassetto. Come tutti i ragazzi del settore, ho sognato il mondo editoriale e segretamente continuo a sognarlo. Però, in cerca di concretezza, la scuola è stata un approdo naturale. Ho capito di essere un buon insegnante soltanto lavorando sul campo. Prima di gennaio non avevo nemmeno mai parlato davanti a venti, trenta
persone. All’università, grande lacuna dell’istruzione italiana, non ci sono né corsi di formazione né tirocini per gli aspiranti docenti. È un salto nel vuoto. Sono stato fortunato, perché sono caduto in piedi.
Difficoltà a parte, tra DAD e spostamenti giornalieri, sai che è perfino meglio del previsto? L’ambiente scolastico è colorato, dinamico, vitale. Un toccasana contro la malinconia.
8) Ti reputi un insegnante severo o possiamo immaginarti come un amico degli studenti?
Una via di mezzo. Amichevole sì, ma non amico degli studenti. Do loro molta fiducia, sono umano e comprensivo, ma quando non si rivelano all’altezza della mia fiducia tendo a perdere la pazienza. Non ho problemi né a mettere dieci, né a mettere due. Essendo un giovane insegnante, ho poi il difficile compito di farmi prendere sul serio da bande di adolescenti scalmanati. Qualche volta, dunque, il pugno di ferro è inevitabile per non lasciarsi scavalcare.
9) Ultimamente hai deciso di mettere da parte un po’ la timidezza. Arriva proprio tutta la voglia che hai di raccontarti e soprattutto di farti ascoltare. Come nasce questo cambiamento?
Tra le righe, ho sempre scritto tantissimo di me. Il nome del blog – Diario di una dipendenza – è infatti tutto un programma. L’arrivo su Instagram, tuttavia, ha portato a una maggiore immediatezza espressiva.
Aprirsi è stato necessario un po’ per farmi conoscere, per dare personalità alla pagina nel popoloso mondo dei bookstagrammer; un po’ perché, in un periodo di isolamento forzato, ho cercato l’affetto e la complicità della rete. Non ho fatto il boom di follower, ma in compenso ho conosciuto molte persone splendide.
10) Quali sono i sogni che speri ancora di realizzare?
Tanti, tutti. E hanno tutti a che fare con la stabilità. Sono sogni da adulto. Una casetta mia, i miei familiari finalmente più vicini, una routine che duri per più di qualche mese.
11) Parlando invece di libri, qualcuno forse non sa che oltre ad essere un vorace lettore sei anche uno scrittore. Il titolo del tuo romanzo pubblicato nel 2018 è “Malanotte”. Ti va di parlarcene?
Il romanzo è stato pubblicato nel 2018 con Bookabook, casa editrice milanese che si basa sul crowdfunding: sono stati i lettori a rendere possibile questa storia. Una storia, in verità, nata tantissimi anni fa. Quasi dieci. Durante l’adolescenza. Sognavo un protagonista, infatti, che fosse lontano dagli
stereotipi del genere e più vicino al sottoscritto. Milo Jenkins è nato così. Timido, trasognato e pieno di tic, è un ragazzo speciale – autistico, come dicono i più in paese? – al centro di un’avventura contorta e sanguinosa. Oggi guardo Malanotte a distanza di sicurezza – sono cresciuto nel frattempo, mi rappresenta soltanto in parte – ma la tenerezza resta. E anche un po’ di orgoglio, al pensiero di quanto fossi piccolo e incosciente all’epoca.
12) Come scrittore possiamo aspettarci in futuro altri lavori? C’è in cantiere qualcosa?
Più che in cantiere, in realtà se ne sta nel cassetto dallo scorso novembre. È una storia a cui sono affezionato particolarmente – diversa dalla precedente: italianissima, meridionale, una storia di mare –, quindi spero con tutto me stesso che prima o poi potrete leggerla. Credo in lei. In me stesso poco. Ma in lei, stranamente, tantissimo.
13) Che tipo di lettore ti reputi? Quali sono i generi che prediligi?
Un lettore onnivoro. Leggo sempre e da sempre. Leggo di tutto – tralasciando la saggistica e i romanzi storici, di cui purtroppo non sono un estimatore. Mi hanno formato gli horror, i fantasy, i Young Adult, ma ultimamente leggo tantissima narrativa italiana – esordi soprattutto – e mi sono appassionato ai racconti, ideali per cercare compagnia nella sfiancante routine da pendolare.
14) Top 3 dei libri che NON ti sono proprio piaciuti.
La biblioteca di mezzanotte, I baffi, La ragazza del treno.
15) Classifica dei libri che invece ogni lettore dovrebbe assolutamente leggere.
Grandi speranze, L’isola di Arturo, It.
16) Il libro a cui ti senti più legato?
Più legato in assoluto non saprei. Ti dico uno degli ultimi. Il colibrì, di Sandro Veronesi. Nonostante sia un romanzo tutt’altro che perfetto, soprattutto nell’epilogo, mi ha rivelato l’eccezionalità di questo uccellino perennemente in movimento. Destinato a battere convulsamente le ali, ad affannarsi, anche per stare fermo. È diventato il mio animale guida. Ho spesso, infatti, la sensazione di investire forze ed energie soltanto per ritrovarmi al punto di partenza o immobile sul posto. Vorrei tatuarmelo, un colibrì.
17) Non solo libri. La tua passione e preparazione per il cinema è incredibile, da dove nasce?
Sono prima uno spettatore, poi un lettore. E uno dei miei sogni, tra i tanti, è proprio scrivere di cinema:
assistere ai film in anteprima, partecipare alle conferenze stampa, intervistare gli attori e i registi.
Banalmente, credo sia il sogno di tutti, no? Ma io ammetto di essere un vero fanatico. Sono sempre aggiornato, non mi perdo mai una nuova uscita e, in una chiacchierata sull’argomento, difficilmente farei scena muta. Storia del cinema è stato il mio primo esame all’università. Ma prima ancora c’erano mio nonno, proiezionista nelle rassegne estive al suo paesello, e soprattutto mio padre: appassionatissimo,
benché i nostri gusti siano ormai agli antipodi.
18) Quali sono i film che ogni appassionato cinefilo dovrebbe vedere?
Viale del tramonto,
Mulholland Drive,
Big Fish.
Tre film diversissimi, lontani nel tempo, ma che parlano in maniera unica e personale del potere trascinante – a volte salvifico, altre fatale – delle storie di finzione.
19) Le serie tv che ci consigli di non perdere.
Un instant classic: Breaking Bad.
Una novità: Anna.
Una scoperta piacevolmente fuori programma: Foodie Love.
20) Uno dei progetti a cui sono più legato come sai è #quandoilibrivannoalcinema. C’è qualche titolo che ci consigli al riguardo?
Ti faccio un titolo, Stagioni diverse, di Stephen King. Nonostante l’autore venga spesso e volentieri maltrattato nel corso delle trasposizioni cinematografiche, i racconti di questa raccolta hanno ispirato film straordinari: Le ali della libertà, Stand By Me, L’allievo.
21) Tu sei uno dei bookblogger più longevi, il tuo bellissimo blog “diario di una dipendenza” quando è nato? Cosa possiamo trovare in quello spazio?
Il blog è nato il sette gennaio 2012. Il prossimo anno festeggerà dieci anni. Sono tanti tanti, vero? Mi dico bravo da solo: sono un incostante per natura, invece questa volta ho perseverato. Il blog è nato negli anni del liceo, per condividere le mie passioni con perfetti sconosciuti. Attorno a me, infatti, avevo ben pochi interlocutori che mi prestassero ascolto. Avevo diciassette anni; quasi diciotto. E, per un ragazzino di provincia come me, essere considerato dagli addetti ai lavori – autori, uffici stampa, addetti marketing – è stato un momento di gloria indimenticabile. Il blog è uno dei ricordi più felici della mia adolescenza, e tutt’ora mi tiene compagnia tra alti e bassi.
Blog: http://diariodiunadipendenza.blogspot.com/
22) Cosa rappresentano per te i social? Quali utilizzi di più?
Nonostante sia online da quasi dieci anni, come ti dicevo sopra, non sono molto social. Ho account su Facebook, su Twitter, su Instagram. Ma ormai ho l’abitudine di aggiornare soltanto quest’ultimo, e sempre con contenuti inerenti alla natura della pagina. Facebook è un po’ sorpassato. Twitter, invece, non ho mai imparato a usarlo: lo uso una volta all’anno, soltanto per commentare in maniera molesta le esibizioni di Sanremo!
23) Quali sono gli aspetti dei social che invece non ti piacciono assolutamente?
La competitività. L’invidia. Le polemiche all’ordine del giorno.
23) Bookstagram: cos’è per te?
È una vetrina luccicante. Un’opportunità: l’ennesima. Ma resto fedele alle mie origini, al mio blog, perché i caratteri messi a disposizione da Instagram restano troppo, troppo pochi per riuscire a catturare l’emozione di un romanzo. E le foto, per quanto curate, poco possono contro le mille sfumature di significato della lingua italiana.
24) Sei riuscito nel tempo a costruire dei legami importanti grazie ai social?
Sì, assolutamente. Purtroppo ho incontrato di persona soltanto pochi “colleghi” in questi anni. Ma ci sono
persone che sento quotidianamente per messaggio e che aggiorno puntualmente tanto sui miei traguardi
quanto sui miei dispiaceri. Al pari di mia mamma, sanno di me – in tempo reale – tutto ciò che c’è da
sapere. Li ringrazio per la pazienza!
25) Quali sono i progetti dei tuoi colleghi che segui maggiormente?
Naturalibri, del bravissimo Mister Tannus, e le approfondite rassegne stampa a opera di Eccoilibri (spero che ritorneranno presto: durante il primo lockdown, le storie di Cecilia sono state una bussola per orientarsi durante la settimana; qualcosa da aspettare).
26) A proposito di progetti di recente hai inaugurato #lettureasociali, un progetto in cui ci fai scoprire dei titoli che non sono molto conosciuti. Qual è la tua #letturasociale preferita?
Il progetto, al momento, è un po’ sonnecchiante per via degli impegni scolastici. Spero di tornare attivo in estate, e con tanti nuovi titoli un po’ di nicchia da consigliarvi. Al momento il mio titolo preferito è In una sola persona, di John Irving: l’autobiografia immaginaria di un professore universitario, tra storia americana e rivoluzione sessuale.
27) Parliamo di musica: Lista delle tue canzoni del cuore?
La musica è un’altra mia grande passione, ma ascolto di tutto, non vado per il sottile. Sul blog, ad esempio, ogni recensione è affiancata da un consiglio musicale. Canzoni del cuore? Te ne dico tre.
There’s a light that never goes out, degli Smiths;
La sera dei miracoli, di Lucio Dalla;
Ho visto Nina volare, di Fabrizio De André.
28) Ammetto che vorrei chiederti ancora tante cose (quindi sappi che in futuro ti aspetto nuovamente come ospite) ma siamo arrivati alla fine. Quali sono i profili instagram che ci consigli di seguire?
Volentieri, quando vuoi! Grazie ancora per l’ospitalità. Ti faccio i primi nomi che mi vengono in mente.
Mister Tannus,
Eccoilibri
e La stanza di Giovanni, immancabili perché sì;
La contessa rampante, perché è una guida preziosa, una lavoratrice instancabile e un’amica.
Cortomiraggi, perché in quarantena coi suoi
consigli preziosi ci ha aiutato a vincere la solitudine.
Negli ultimi giorni è trapelata la notizia che vede Michele essere uno dei 12 autori in gara alla quinta edizione del PREMIO NERI POZZA 2021 “SEZIONE GIOVANI” con il suo libro CHE IO LEDA.
Questa chiacchierata è avvenuta pochi giorni prima di conoscere l’esito del concorso.
Michele mi ha fatto partecipe di questa possibilità ma era giusto che rimanesse una cosa sua, da far venire fuori al momento giusto.
Per cui insieme abbiamo deciso di non modificare nulla di ciò che ci eravamo detti, visto che nella prima fase si è rivelata una scelta vincente abbiamo deciso di continuare su questa scia, una sorta di gesto scaramantico che speriamo possa portare bene.
Magari ne riparleremo proprio a breve, chi lo sa… Nel frattempo non ci rimane che fare tutti insieme il tifo sfegatato per lui e incrociare tutto l’incrociabile!
IN BOCCA AL LUPO MICHELE!